Comportamenti fraudolenti
“Beata ignoranza” : perché la raccolta dati all’interno dell’azienda può risultare un ottimo strumento di prevenzione. L’esempio dell’Harvard Business Review.
Dotarsi di un sistema di gestione e controllo non impedisce che si creino falle dovute al “fattore umano” e alla soggettività di ciò che viene considerato secondo morale o giustificabile.
Una ricerca svolta da EY che esaminava i comportamenti fraudolenti nelle aziende a livello globale, ha mostrato come nessun manager in Svizzera fosse d’accordo con la pratica di falsificare i risultati finanziari, ma la stessa ricerca ha mostrato come un quarto dei manager in Vietnam e Indonesia avallassero tale pratica. La ricerca ha rivelato inoltre che un impiegato su cinque sotto i 35 anni giustificherebbe il pagamento di tangenti per aiutare un’azienda a superare una crisi, mentre tra gli impiegati sopra i 35 anni solo uno su otto giustificherebbe tale comportamento. Questo ci mostra come ciò che viene considerato giustificabile e accettabile possa sensibilmente variare in ragione dell’età, del ruolo e anche dell’area geografica ove si opera.
Bisogna quindi accettare che le condotte scorrette fanno parte del gioco e creare un rigido sistema di compliance può in una certa misura prevenirle, ma da solo non basta. Ricerche dimostrano che i titolari non vengono portati a conoscenza della maggior parte delle violazioni anche perché solitamente questa non avviene nel momento in cui le persone ne vengono a conoscenza, ma ha avuto inizio molto prima, con una serie di comportamenti che hanno portato al risultato disastroso (es. milioni di debito, violazioni delle norme sulla sicurezza che hanno portato a un grave incidente).